Stili di attaccamento e relazioni di coppia

 

Sembra che gli stili di attaccamento condizionano non soltanto l'adattamento individuale, ma anche la durata ed il funzionamento di una relazione di coppia. Gli stili di attaccamento insicuri sono spesso associati, come è emerso da numerosi studi, alla solitudine (Hazan, Shaver, 1987), all'ansia, alla depressione, alla bassa autostima (Collins, Read, 1990; Feeney, Noller, 1990), all'emotività (Simpson, 1990) ed al nevroticismo (Shaver, Brennan, 1991) . Brennan e Shaver (1991) hanno inoltre dimostrato che l'attaccamento evitante è collegato al consumo di alcool e ad una sessualità indiscriminata (Simpson, Gangestad, 1991). Le misure di entrambi gli stili di attaccamento insicuro risultano collegate a disordini alimentari: sembra che l'attaccamento evitante predisponga le persone all'anoressia, mentre quello ansioso ambivalente alla bulimia (Brennan, Shaver, 1991).

Gli individui che si reputano insicuri risultano più vulnerabili alla tendenza a vergognarsi, alla rabbia, al risentimento, al sospetto, ad una bassa autostima, al timore di essere giudicati negativamente e ad alcuni tratti di narcisismo patologico. E' quindi possibile che questi problemi individuali possano sfociare in problemi interpersonali, dato che gli individui insicuri dispongono di scarse risorse. Molti studi hanno evidenziato come lo stile di attaccamento influenzi la formazione dei legami e la loro durata.

Collins e Read (1990) hanno trovato deboli ma significative correlazioni che indicano come gli individui sicuri abbiano la tendenza ad instaurare relazioni durature con altri individui sicuri. Lo stile di attaccamento, oltre ad influenzare il grado di soddisfazione, influenza anche la durata e la qualità della relazione. Kobac e Cole (1993) hanno somministrato la AAI ad entrambi i membri di numerose coppie sposate e dai risultati si è potuto evincere che quando almeno uno dei due partner era sicuro, la relazione funzionava meglio rispetto alle relazioni che coinvolgevano due partner insicuri. Inoltre, i soggetti sicuri avevano una probabilità maggiore di quelli insicuri di arrivare a strategie di compromesso (Hammok et al.,1987; Levy, Davis, 1988).

Quindi, gli stili di attaccamento contribuiscono al funzionamento della coppia e forse anche alla scelta del partner. Per quanto riguarda quest'ultimo punto, la notevole quantità di materiale inerente la formazione e lo sviluppo delle relazioni di coppia fornisce informazioni sufficienti a formulare alcune ipotesi. L'attrazione interpersonale é stato argomento di interesse di centinaia di indagini psicosociali e sulla base di questi lavori sono stati identificati alcuni fattori legati all'attrazione. Innanzitutto, le persone si sentono attratte da chi è loro simile (atteggiamenti, valori, e caratteristiche fisiche), da chi si dimostra sensibile, ottimista, fisicamente attraente e da chi possiede beni materiali e personali rilevanti (Aronson, 1988; Berscheid, 1984; Rubin,1973).

La costruzione di una relazione che può diventare un legame di attaccamento inizia probabilmente con un forte desiderio di vicinanza. La motivazione principale alla ricerca di vicinanza è probabilmente l'interesse sessuale (Berscheid, 1988). L'attaccamento adulto comporta l'integrazione di tre sistemi comportamentali: il sistema di attaccamento, quello che regola il prestare e ricevere attenzioni ed il sistema che guida il comportamento sessuale. Quest'ultimo può fornire la motivazione per la ricerca di vicinanza, che può essere considerata il primo passo verso la formazione di un legame di attaccamento adulto (Carli, 1995).

I ricercatori che si sono occupati dei cambiamenti che avvengono con il tempo nella relazione hanno trovato che agli inizi l'attrazione reciproca e la passione sessuale sono requisiti fondamentali della soddisfazione, mentre alcuni anni più tardi diviene più importante la capacità del partner di offrire conforto e di prendersi cura dell'altro (Reedy, Birren, Schaie, 1981; Sternberg, 1986). L'attrazione reciproca e l'interesse sessuale possono formare le coppie, ma se i partner non riescono a soddisfare reciprocamente il bisogno di conforto e di sicurezza subentrerà un senso di insoddisfazione. La fase di attrazione di una relazione, infatti, si stima che duri all'incirca 2-3 anni (Fisher, 1990). La continuità nello stile di attaccamento viene spiegata facendo riferimento alla persistenza dei modelli operativi interni di sé e delle relazioni con gli altri (modelli mentali), modelli basati sulle prime relazioni sociali. La ricerca empirica (Hazan e Shaver, 1987) condotta su campioni di adulti ha analizzato la relazione esistente tra stile di attaccamento e diversi aspetti delle relazioni stabilite nell'infanzia e nell'età adulta. Dalle analisi svolte da J.A.Feeney e P. Noller su una ricerca del 1990, basata su misure di autovalutazione, é emerso che i risultati replicavano quelli di Hazan e Shaver del 1987. La distribuzione dei soggetti rispetto ai tre stili di attaccamento (sicuro, ansioso-ambivalente ed evitante) è simile a quella riportata da Hazan e Shaver (1987) ed anche l'assenza di differenze fra maschi e femmine è simile. Anche le analisi relative alla storia dell'attaccamento ed ai modelli mentali replicano la maggior parte dei risultati di Hazan e Shaver.

I soggetti sicuri riferiscono di aver avuto relazioni familiari positive durante l'infanzia ed esprimono un atteggiamento di fiducia verso gli altri.

I soggetti ansiosi/ambivalenti percepiscono una mancanza di sostegno da parte del padre, esprimono dipendenza e desiderio di coinvolgimento nelle relazioni.

I soggetti del gruppo evitante esprimono maggiore mancanza di fiducia e di distacco dagli altri.

Lo stile di attaccamento esercita un'influenza massiccia sulle relazioni che l'individuo stabilisce, poiché riflette la visione generale dei benefici e dei pericoli che le relazioni interpersonali comportano. E' possibile tuttavia che questa influenza diventi molto forte nelle relazioni intime (Carli, 1995). Per quanto riguarda le domande inerenti la storia dell'individuo, i soggetti evitanti erano soliti riferire di non essere mai stati innamorati o di non esserlo nel momento in cui venivano intervistati e valutavano le loro esperienze di amore come poco intense e non tendevano ad idealizzare il loro partner rispetto agli ansiosi/ambivalenti. Gli evitanti erano quelli più propensi ad evitare l'intimità, quella emotiva. Gli ansiosi/ambivalenti, invece, presentavano un'idea ossessiva e maniacale dell'amore, avvertivano un alto tasso di ansia e di invischiamento. I soggetti sicuri, al contrario, avevano relazioni più durature, diversamente da quelli ansiosi/ambivalenti e senza dubbio erano quelli che riportavano un'autostima elevata e minore ansia, questi ultimi infatti sono generalmente positivi e sicuri di sé nelle interazioni con gli altri. Questo atteggiamento positivo é indice di maggiore “successo” nelle loro relazioni sentimentali: la durata media delle loro relazioni risulta più alta dei gruppi insicuri. Come già accennato, la caratteristica principale dello stile evitante é l'evitamento dell'intimità, come indicano i risultati delle ricerche svolte; mentre i soggetti del gruppo ansioso ambivalente sono caratterizzati da una forte dipendenza e da un forte desiderio di stabilire, nelle relazioni, uno stretto contatto. Le loro risposte, infatti, evidenziano l'esistenza di un amore di tipo nevrotico piuttosto che cauto o amichevole.

Gli studi illustrati mettono in evidenza che la strategia sottesa all'attaccamento sicuro sembra garantire una maggiore probabilità e capacità di intessere e mantenere una relazione di coppia soddisfacente, tuttavia esistono coppie caratterizzate da alta conflittualità e bassissima soddisfazione che risultano, invece, stabili e durature (Kirkpatrick & Davis, 1994). Se si considera l'adjustment diadico rispetto alla durata della relazione, si potrebbe pensare che due partner che stanno insieme per lungo tempo, pur non essendo soddisfatti, si siano comunque “adattati” all'interno di dinamiche collusive che li tengono uniti (Santona & Zavattini, 2009). La durata di un rapporto di coppia può avere la funzione, in tal senso, di una sorta di “compensazione” di esigenze e bisogni emotivi che rendono impensabile la rottura del legame, come nel caso degli ansiosi/ambivalenti che, per paura di essere abbandonati o rifiutati, restano coinvolti a lungo in relazioni nelle quali le loro aspettative vengono perennemente disattese (Cassibba, 2003).

La stabilità della relazione non è dunque, in assoluto, un sinonimo di benessere di coppia, né della qualità di un rapporto (Kirkpatrick & Davis, 1994). In questa prospettiva la teoria dell'investimento di Rusbult (1983) aveva già avanzato l'ipotesi che il coinvolgimento in una coppia dipendesse non soltanto dalla capacità decisionale di stare con qualcuno e dal sentimento di attaccamento, ma anche da altri tre fattori:

1- Il livello di soddisfazione

2- La disponibilità di opportunità relazionali diverse

3- L'investimento sulla relazione

Queste ultime considerazioni possono giustificare quelle situazioni in cui, pur non sentendosi particolarmente soddisfatte dell'andamento della relazione, alcune coppie continuano a stare insieme, per motivi legati alla consuetudine, al molto tempo trascorso insieme, all'assenza di altri innamoramenti che possano davvero coinvolgere in sostituzione di quello attuale (Sprecher et al.1998). E' stata trovata, infine, un'ampia evidenza empirica del fatto che quando una coppia é “travolta” da molti e concomitanti agenti stressanti cronici, ne risente dal punto di vista della comunicazione, della soddisfazione e della percezione del proprio avvenire, tanto che la relazione potrebbe rischiare di evolvere in divorzio (Bodenmann, 2005).

Dott.ssa Francesca Marchionni